sabato 24 dicembre 2011

Paris Texas di Win Wenders

".. un viaggio, un viaggio interiore, un viaggio come quello che un po' tutti noi vorremmo fare ad un certo punto della nostra vita.Tornare indietro nel tempo, ricomporre i cocci, e ripartire da un punto fermo."

Travis ha bisogno di tornare a Paris-Texas. In quel luogo i suoi genitori lo avevano concepito e la moglie Jane – che lo ha abbandonato – diceva che un giorno loro due sarebbero tornati a viverci.


Il tema è, dunque, quello di cercare di ricominciare tutto da capo, tornando al punto di partenza, per provare a cambiare in positivo qualcosa che era stato mal costruito.


Travis vuole ricomporsi e per farlo deve passare attraverso vari atti: recuperare l’amore del piccolo figlio, trovare dove è andata ad abitare la moglie e convincerla a prendersi cura del bambino.


Ci riesce. E dopo riparte. Ma questa volta non sarà più un vagare senza meta: ora può dare alla sua vita nuovi significati perché è passato attraverso il dolore e la riconciliazione.

da "Memoria di una geisha"

Il "cuore di una donna"

Il cielo sopra Berlino e Così vicino così lontano di Win Wenders

Angeli stanchi ......... (il sottofondo musicale è "Promontory" di  Trevor Jones)

Se esistessero, gli Angeli, desidererebbero restare per sempre Angeli? 
siamo messaggeri che portano
la vigilanza a chi è lontano
siamo messaggeri
che portano la luce 
a chi è nell'oscurità
siamo messaggeri 
che portano la parola a coloro che chiedono
..... 

Homer che come il poeta greco Omero sogna un'epica della pace
L'angelo Cassiel segue l'uomo anziano che cerca la Potsdamer Platz, una piazza che prima della Seconda guerra mondiale era una delle più belle piazze d'Europa. L'uomo al suo posto trova uno spiazzo di terra battuta, una specie di terra di nessuno e il Muro di Berlino coperto di graffiti.Homer (Curt Bois) che come il poeta greco Omero sogna un'epica della pace. L'angelo Cassiel segue l'uomo anziano che cerca la Potsdamer Platz, una piazza che prima della Seconda guerra mondiale era una delle più belle piazze d'Europa. L'uomo al suo posto trova uno spiazzo di terra battuta, una specie di terra di nessuno e il Muro di Berlino coperto di graffiti.

Somewere over the rainbow

Israel Kamakawiwo Ole

Gil Scott Heron

Gil Scott-Heron è nato a Chicago il  1º aprile 1949 ed è morto a New York il  27 maggio 2011; poeta e musicista noto come autore di spoken word, cioè la poesia recitata su basi musicali.
Durante gli anni ottanta Scott-Heron continuò a pubblicare canzoni, attaccando di frequente l'allora presidente Ronald Reagan e la sua politica conservatrice:
 
"L'idea riguarda il fatto che questo paese vuole nostalgia. Essi vogliono tornare indietro quanto possibile - anche se è solo fino a settimana scorsa. Non per affrontare oggi o domani, ma per affrontare il passato. E ieri era il giorno dei nostri eroi del cinema a cavallo che arrivavano a salvare tutti all'ultimo momento. Il giorno dell'uomo col cappello bianco o dell'uomo sul cavallo bianco - o dell'uomo che arrivava sempre per salvare l'America all'ultimo momento - arrivava sempre qualcuno per salvare l'America all'ultimo momento - specialmente nei film di serie B. E quando l'America si ritrovò in difficoltà ad affrontare il futuro, cercarono persone come John Wayne. Ma dato che John Wayne non era più disponibile, si risolsero per Ronald Reagan - e questo ci ha messo in una situazione che noi possiamo solo guardare - come un film di serie B" (Gil Scott-Heron, "B" Movie)

"C'è una grande differenza tra mettere parole sopra qualche musica, e fondere quelle parole nella musica. Non c'è molto di divertente. Usano molto slang e termini colloquiali e non riesci davvero a vedere dentro la persona. Al contrario, hai solo molta affettazione"

 
ME AND THE DEVIL

I'M NEW HERE

Le musiche della vita

Silvano Agosti il 16/10/2011
Silvano Agosti il 23/10/2011
Silvano Agosti il 30/10/2011

JD ZAZIE


Needle Need

Libertà

Mi dicono: se trovi uno schiavo addormentato, non svegliarlo, forse sta sognando la libertà. Ed io rispondo: se trovi uno schiavo addormentato, sveglialo e parlagli della libertà. 
Molte parole hanno un bel suono, un bel significato, sono belle da leggere.. Per me la parola più preziosa è: libertà. La libertà non è solo una parola, ma è anche un dono. E' un dono di cui possiamo fare ciò che vogliamo, siamo liberi di usarla a nostro piacimento. Libertà! 
La cosa più triste per i doni però, è regalarli a qualcun altro o peggio ancora venderli. 
Tutto questo dipende da come utilizziamo un altro importante dono, l'intelligenza. 
Se un uomo pensa ed ha il coraggio di prendere decisioni senza farsi condizionare è un uomo libero. Perchè oggi non è la libertà che manca, mancano gli uomini liberi. L’anima libera è rara, ma quando la vedi la riconosci, soprattutto perché provi un senso di benessere quando gli sei vicino
Tutti abbiamo dei sogni, ma la più grande soddisfazione è quella di realizzare i nostri sogni dicendo grazie solo alle nostre capacità, a nessun altro. 
La libertà sta nel non vendere i nostri sogni e i nostri valori a nessuno. 
La libertà è la possibilità di dubitare, la possibilità di sbagliare, la possibilità di cercare, di sperimentare, di dire no a una qualsiasi autorità, letteraria artistica filosofica religiosa sociale, e anche politica. La libertà è un dovere, prima che un diritto è un dovere
La libertà non è che una possibilità di essere migliori. La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta. 
Un uomo è libero nel momento in cui desidera esserlo. La libertà è una decisione

(Donato Montesano)

venerdì 23 dicembre 2011

Un producto revolucionario


 
Ola. Presentiamo il nuovo dispositivo per la conoscenza bio-ottico organizzato, il cui nome commerciale  è BOOK.
Book è un’innovazione tecnologica rivoluzionaria senza cavi, senza circuiti elettrici, senza batterie, senza necessità di connessione, compatto e portatile.  Book può essere usato in qualsiasi luogo privo di batteria elettrica, non ha bisogno di ricarica  e può essere utilizzato per tutto il tempo necessario anche se non si dispone di una presa di corrente. Book non si blocca mai, Book non ha mai bisogno di essere inizializzato.  Basta semplicemente aprirlo e sfruttare i suoi enormi vantaggi.
Ecco come funziona.
Book è fatto di pagine di carta numerate in sequenza,  ciascuna delle quali può immagazzinare migliaia di bit di informazione . Ogni pagina è scandita otticamente e registra l’informazione direttamente nel tuo cervello. Un semplice movimento con il dito ci porta alla pagina successiva. Le pagine sono mantenute unite  da un dispositivo di cucitura chiamato COPERTINA che le mantiene nel loro ordine corretto .
Grazie alla tecnologia della carta opaca, i produttori possono usare ambedue le facciate  raddoppiando l’informazione e riducendo i costi!
La maggioranza dei libri include una funzione di INDICE che riporta l’esatta collocazione di qualsiasi informazione selezionata per il suo immediato reperimento.
L’accessorio opzionale SEGNALIBRO permette di riaprire il BOOK nel punto esatto  in cui lo si è lasciato nella sessione precedente  anche se il libro è stato chiuso. I segnalibro seguono standard internazionali  in modo che lo stesso Segnalibro può essere usato in Book di diversi produttori . All’opposto, vari Segnalibro possono essere usati nello stesso libro se l’utente desidera immagazzinare varie ricerche in una volta .
E’ anche possibile fare note personali unite a parti di testo del Book  mediante un semplice strumento di programmazione .. la MATITA.
Il dispositivo “mani libere” conosciuto anche come LEGGIO  permette una corretta collocazione di Book per una corretta lettura senza necessità di usare le mani. Se vuoi girare la pagina,  è sufficiente un semplice movimento con il dito .
BOOK è un prodotto ecologico  perché è fatto di materiali riciclabili al cento per cento. Portatile, duraturo e accessibile  Book è accolto come precursore di una nuova ondata di intrattenimento .
Benvenuto nell’era che trasformerà il tuo modo di intendere il mondo.
Benvenuto  all’esperienza BOOK!

Ribellione di Forugh Farrokhzad

La morte mi coglierà
Un giorno di primavera risplendente di luce,
Un giorno d’inverno polveroso e distante,
Un giorno d’autunno vuoto di grida e di clamori.......
 

La morte mi coglierà un giorno,
Uno di questi giorni dolciamari,
Un giorno vano come gli altri,
Ombra di oggi e di ieri.

Corridoi bui i miei occhi,
Gelidi marmi le mie gote.
Su di me calerà repentino sonno,
Sarò incapace di grida di dolore.

Liberate dall’incantesimo della poesia,
Le mie mani scivoleranno, lentamente, sui miei quaderni.
Ricorderò che, un tempo, nelle mie mani
Arse la fiamma della poesia.

Incessantemente la terra mi chiamerà a sé,
Giungeranno per seppellirmi nella mia fossa.
Oh! Forse, a mezzanotte, i miei amanti
Deporranno rose sulla mia infelice tomba.

Dopo di me, repente si leverà
Lo scuro sipario sulla mia vita.
Occhi indiscreti frugheranno
Tra le mie carte e i miei quaderni.

Dopo di me uno(a) straniero(a), con il mio ricordo,
Verrà nella mia piccola stanza.
Sullo specchio si troveranno ancora
Un capello, l’impronta di una mano, un pettine.

Sarò affrancata da me, sarò superata da me.
Tutto ciò che era stato, sarà disfatto.
Come la vela di una barca all’orizzonte,
Il mio spirito si allontanerà, si celerà.
Impazienti, i giorni, le settimane e i mesi
Si susseguiranno gli uni agli altri.
Invano, i tuoi occhi fisseranno gli occhi delle strade,
Nell’attesa di una lettera.

Ormai la terra, la madre terra,
Serrerà il mio corpo senza vita!
Privato di te, separato dai battiti del tuo cuore,
Il mio cuore marcirà là sotto la terra.

Dopo, pioggia e vento scoloreranno, a poco a poco,
Il mio nome dalla lapide.
La mia tomba resterà ignota,
Dalla fama e dallo sprezzo riscattata.



Forugh Farrokhzad, Ribellione
Tehran 5 gennaio 1935 - Tehran 14 febbraio 1967
traduzione dal persiano di Daniela Zini

Il custode del faro

Un tempo ero un’inguaribile romantica. Lo sono tuttora. 
Un tempo credevo che l’amore fosse il valore più grande. Lo credo tuttora. Non mi aspetto di essere felice. Non credo che troverò l’amore, qualunque cosa voglia dire, o che, se lo troverò, mi renderà felice. Non penso che l’amore sia una risposta o una soluzione. 
Penso che l’amore sia una forza della natura, possente come il sole, necessaria, impersonale, immensa, impossibile, una forza che brucia e scalda, che inaridisce e che dà la vita.
Quando si spegne, il pianeta muore.
La mia piccola orbita di vita gira attorno all’amore. Non oso avvicinarmi di più. Non sono un mistico che cerca la comunicazione estrema. Non esco di casa senza il fattore di protezione 15: io mi proteggo.
Ma oggi, mentre il sole risplende ovunque, e tutto ciò che è solido non è altro che ombra, so che le cose importanti nella vita, quelle che ricordo, che rigiro tra le mani, non sono le case, i conti in banca, i premi e le promozioni. Quello di cui serbo memoria è l’amore, tutto l’amore, l’amore per questa strada sterrata, per quest’alba, per un giorno passato in riva al fiume, per lo sconosciuto incontrato in un caffè. 
L’amore per me stessa, anche, ed è la forma più difficile d’amore, perché l’amore e l’egoismo non vanno d’accordo. E’ facile essere egoisti. 
E’ difficile amarmi per come sono. Ecco perché mi sorprende che tu mi ami.”

Nulla due volte

Nulla due volte accade né accadrà. Per tal ragione nasciamo senza esperienza, moriamo senza assuefazione.
..
Non c’è giorno che ritorni, non due notti uguali uguali,
né due baci somiglianti,né due sguardi tali e quali.
.. Cercheremo un’armonia, sorridenti, fra le braccia,
anche se siamo diversi come due gocce d’acqua.


(Wislawa Szimborska)

La fine e l'inizio

(Lavinia Fontana)
Dopo ogni guerra
c’è chi deve ripulire.
In fondo un po’ d’ordine
da solo non si fa.

C’è chi deve spingere le macerie
ai bordi delle strade
per far passare
i carri pieni di cadaveri.

C’è chi deve sprofondare
nella melma e nella cenere,
tra le molle dei divani letto,
le schegge di vetro
e gli stracci insanguinati.

C’è chi deve trascinare una trave
per puntellare il muro,
c’è chi deve mettere i vetri alla finestra
e montare la porta sui cardini.

Non è fotogenico,
e ci vogliono anni.
Tutte le telecamere sono già partite
per un’altra guerra.

Bisogna ricostruire i ponti
e anche le stazioni.
Le maniche saranno a brandelli
a forza di rimboccarle.

C’è chi, con la scopa in mano,
ricorda ancora com’era.
C’è chi ascolta
annuendo con la testa non mozzata.

Ma presto lì si aggireranno altri
che troveranno il tutto
un po’ noioso.

C’è chi talvolta
dissotterrerà da sotto un cespuglio
argomenti corrosi dalla ruggine
e li trasporterà sul mucchio dei rifiuti.

Chi sapeva
di che si trattava,
deve far posto a quelli
che ne sanno poco.
E meno di poco.
E infine assolutamente nulla.

Sull’erba che ha ricoperto
le cause e gli effetti,
c’è chi deve starsene disteso
con una spiga tra i denti,
perso a fissare le nuvole.”

A B C

(Sofonisba Aguissola)


Ormai non verrò più sapere
cosa pensava di me A.
Se B. fino all'ultimo non mi ha perdonato.
Perchè C. faceva finta che fosse tutto a posto.
Che parte aveva D nel silenzio di E.
Cosa si aspettava F., se si aspettava qualcosa.
Perchè G ha dimenticato, benchè sapesse bene.
Cosa aveva da nascondere H.
Cosa voleva aggiungere I.
Se il fatto che ero accanto
avesse un qualunque significato
per J per K e il restante alfabeto.

Ora mattutina

Sto ancora dormendo/ ma nel frattempo accadono fatti.
La finestra sbianca/ le tenebre sfumano nel grigio/ la stanza emerge dallo spazio indistinto/vi cercano appoggio ombre pallide/ vacillanti.

..  Albeggiano le distanze tra gli oggetti/ i primi bagliori cinguettano sulla bottiglia, sulla maniglia.
..

Ciò mi stupisce troppo di rado/ ma dovrebbe. Di solito mi sveglio nel ruolo di testimone in ritardo/quando il miracolo è già avvenuto..
 

(Wislawa S.)

Il silenzio delle piante

La conoscenza unilaterale tra voi e me
si sviluppa abbastanza bene.

So cosa sono foglia, petalo, spiga, stelo, pigna, 
e cosa vi accade in aprile, e cosa in dicembre.

Benchè la mia curiosità non sia reciproca,

su alcune di voi mi chino apposta,
e verso altre alzo il capo.

Ho dei nomi da darvi:

acero, bardana, epatica,
erica, ginepro, vischio, nontiscordardimè,  
ma voi per me non ne avete nessuno.

Viaggiamo insieme.

E quando si viaggia insieme si conversa,
ci si scambiano osservazioni almeno sul tempo,
o sulle stazioni superate in velocità.

Non mancherebbero argomenti, molto ci unisce.

La stessa stella ci tiene nella sua portata.
Gettiamo ombre basate sulle stesse leggi.
Cerchiamo di sapere qualcosa, ognuno a suo modo,
e ciò che non sappiamo, anch'esso ci accomuna.

Io spiegherò come posso,
ma voi chiedete
che significa guardare con gli occhi,
perchè mi batte il cuore
e perchè il mio corpo non ha radici.


Ma come rispondere a domande non fatte,
se per giunta si è qualcuno
che per voi è a tal punto nessuno.


Epifite, boschetti, prati e giuncheti -

tutto ciò vi dico è un monologo
e non siete voi che lo ascoltate.

Parlare di voi è necessario e impossibile.
Urgente in questa vita frettolosa
e rimandato a mai.

Le tre parole più strane

Quando pronuncio la parola Futuro,
la prima sillaba già va nel passato.

Quando pronuncio la parola Silenzio,
lo distruggo.

Quando pronuncio la parola Niente,
creo qualche cosa che non entra in alcun nulla.

Negativo

In un cielo bigio
una nuvoletta ancora più bigia,
contornata di nero dal sole.
A sinistra, ossia a destra,
un ramo bianco di ciliegio con i fiori neri.
Sul tuo viso scuro ombre chiare.
Ti sei seduto accanto al tavolino
e vi hai posato sopra le mani ingrigite.
Sembri uno spirito
che cerca di evocare i vivi.
(Poichè ancora mi annovero tra loro,
dovrei apparirgli e battere:
buonanotte, ossia buongiorno,
addio, ossia benvenuto,
e non risparmiargli domande ad alcuna risposta,
se riguardano la vita,
ossia la tempesta prima della quiete).

Nuvole

Dovrei essere molto veloce
nel descrivere le nuvole -
già dopo una frazione di secondo
non sono più quelle, stanno diventando altre.

La  loro caratteristica è
non ripetersi mai
in forme, sfumature, pose, disposizione.

Non gravate dalla memoria di nulla,
si librano senza sforzo sui fatti.

Ma quali testimoni di alcunchè - si disperdono all'istante da tutte le parti.
In confronto alle nuvole la vita sembra solida, pressochè duratura e quasi eterna.
Di fronte alle nuvole perfino un sasso sembra un fratello su cui si può contare, loro invece sono solo cugine lontane e volubili.

Gli uomini esistano pure, se vogliono,
e poi uno dopo l'altro muoiano,
loro, le nuvole, non hanno niente a che vedere
con tutta questa faccenda
molto strana.
Al di sopra di tutta la tua vita
e della mia, ancora incompleta,
sfilano fastose così come già si sfilavano.
Non devono insieme a noi morire,
nè devono essere viste per fluttuare.

Nella moltitudine

Sono quella che sono.
Un caso inconcepibile
come ogni caso.
In fondo avrei potuto avere
altri antenati,
e così avrei preso il volo
da un altro nido,
così da sotto un altro tronco
sarei strisciata fuori in squame.
Nel guardaroba della natura
c' é un mucchio di costumi:
ragno, gabbiano, topo di campagna.
Ognuno va subito a pennello
e docilmente è indossato
finchè non si consuma.
Anch'io non ho scelto,
ma non mi lamento.
Potevo essere qualcuno
molto meno a parte.
Qualcuno d'un formicaio, banco, sciame ronzante,
una scheggia di paesaggio sbattuta dal vento.
Qualcuno molto meno fortunato,
allevato per farne una pelliccia,
per il pranzo della festa,
qualcosa che nuota sotto un vetrino.
Un albero conficcato nella terra,
a cui si avvicina un incendio.
Un filo d'erba calpestato
dal corso di incomprensibili eventi.
Uno nato sotto una cattiva stella,
buona per altri.

E se nella gente destassi spavento,
o solo avversione,
o solo pietà?
Se al mondo fossi venuta
nella tribù sbagliata
e avessi tutte le strade precluse?

La sorte, finora,
mi è stata benigna.

Poteva non essermi dato
il ricordo dei momenti lieti.
Poteva essermi tolta
l'inclinazione a confrontare.
Potevo essere me stessa - ma senza stupore,
e ciò vorrebbe dire
qualcuno di totalmente divers
o.

La chiave

La chiave c'era e non c'è più.
Come entreremo in casa?
Qualcuno la potrà trovare,
la guarderà - per farne cosa?
Camminando la rigira su e giù
come un ferro da buttare.

Ma se lo stesso accadesse
all'amore che io provo per te,
non solo a noi, al mondo intero
questo amore mancherebbe.

Sollevato nell' altrui mano
non aprirà nessuna casa
e sarà solo una forma
e che ruggine la roda.

Non da carte, astri o grido di pavone
è tratta questa predizione.

La veglia

La veglia non svanisce
come svaniscono i sogni.
Nessun brusio, nessun campanello
la scaccia,
nessun grido nè fracasso
può strapparci da essa.

Torbide e ambigue
sono le immagini nei sogni,
il che può spiegarsi
in molti modi.
Veglia significa veglia
ed è un enigma maggiore.

Per i sogni ci sono chiavi.
La veglia si apre da sola
e non si lascia sbarrare.

Da essa si spargono
diplomi e stelle,
cadono giù farfalle
e anime di vecchi ferri da stiro,
berretti senza testa
e cocci di nuvole.
Ne viene fuori un rebus
irrisolvibile.

Senza di noi non ci sarebbero sogni.
Quello senza cui non ci sarebbe veglia
è ancora sconosciuto,
ma il prodotto della sua insonnia
si comunica a chiunque si risvegli.

Non i sogni sono folli,
folle è la veglia,
non fosse che per l'ostinazione
con cui si aggrappa
al corso degli eventi.

Nei sogni vive ancora
chi ci è morto da poco,
vi gode perfino di buona salute
e ritrovata giovinezza.
La veglia depone davanti a noi
il suo corpo senza vita.
La veglia non arretra d'un passo.

La fugacità dei sogni fa sì
che la memoria se li scrolli di dosso facilmente.
La veglia non deve temere l'oblio.
E' un osso duro.
Ci sta sul groppone,
ci pesa sul cuore, sbarra il passo.

Non le si può sfuggire,
perchè ci accompagna in ogni fuga.
E non c'è stazione
lungo il nostro viaggio
dove non ci aspetti.

Ad alcuni piace la poesia

Ad alcuni - cioè non a tutti.
E neppure alla maggioranza, ma alla minoranza.
Senza contare le scuole. Dov'è un obbligo,
e i poeti stessi, ce ne saranno forse due su mille.
Piace - ?
Più d'una risposta incerta
è stata già data in proposito.
Ma  io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo
come all'àncora d'un corrimano.
 

Eccesso

Hanno scoperto una nuova stella,
ma non vuol dire che vi sia più luce
e qualche cosa che prima mancava
.

La stella è grande e lontana
tanto lontana da essere piccola,
persino più piccola di altre
assai più piccole di lei.
Lo stupirsi non sarebbe qui affatto strano
se solo ne avessimo il tempo.

L'età della stella, massa, posizione,
tutto ciò basta forse
per una tesi di dottorato
e un piccolo rinfresco negli ambienti vicini al cielo:
atmosfera rilassata, abito informale,
si conversa soprattutto di temi locali
masticando noccioline.

U
na stella magnifica
ma non è un buon motivo
per non brindare alle nostre signore
assai più vicine.

Una stella senza conseguenze.
Ininfluente sul tempo, la moda, l'esito del match,
il governo, le entrate e la crisi dei valori.

Senza riflessi su propaganda e industria pesante,
su laccatura del tavolo delle trattative.
In sovrappiù per i giorni contati della vita.

A che serve qui chiedersi
sotto quante stelle nasce l'uomo,
e sotto quante dopo un attimo muore.

Nuova.
- Mostrami almeno dove sta.
- Tra l'orlo della nuvoletta bigia sfilacciata
e quel rametto, più a sinistra, di acacia.
- Ah, eccola - dico.

All'ospizio

La Jabloriska se la passa bene, a tutto s'inchina,
e in più gira tra noi quasi fosse una regina.
In più si acconcia il capo e il fazzolettino -
con tre figli in cielo, che uno faccia capolino?

"Se non fossero morti in guerra non sarei qui.
L'estate dal primo, dal secondo a svernare".
Se l'era pensata così.
Certa di poterci contare.

E in più scrolla su di noi la testa,
e chiede dei nostri figli che l'hanno scampata,
perchè quanto a lei, per le feste
"il terzo l'avrebbe invitata".

Certo sarebbe arrivato un cocchio d'oro
trainato, eccome, da bianche colombe,
perchè tutti vedessero
e non scordassero.

Sicchè a volte sorride la signorina Vera,
la signorina Vera, l'infermiera,
pietà di noi a tempo pieno,
con diritto alle ferie e a un giorno di libertà.

giovedì 22 dicembre 2011

Numero sbagliato

Nella pinacoteca squillò il telefono,
squillò a mezzanotte tra i quadri alle pareti;
poteva svegliare i dormienti, se c'erano,
ma qui abitano solo insonni profeti,
soltanto re sbiancano al chiarore lunare,
del tutto indifferenti a quel che c'è da guardare
e, vivace all'aspetto, la moglie del notaio
osserva l'aggeggio che squilla sul caminetto.
ma no, non mete via il suo bel ventaglio,
come gli altri resta appesa, colta sul non fatto.
Superbamente assenti, con ricche vesti o senza,
trattano quell'allarme con noncuranza,
in essa c'è, lo giuro, assai più humor nero che se dalla cornice scendesse un condottiero (a cui solo il silenzio fa fischiare le orecchie). E il fatto che qualcuno continui a richiamare, provando in buona fede all'apparecchio un numero inesatto? E' vivo, può sbagliare.

Relazione all'ospedale

Tirammo a sorte chi ci doveva andare.
Toccò a me. Mi alzai dal tavolino.
L'ora della visita in ospedale si avvicinava.

Non rispose nulla al mio saluto.
Volevo prendergli la mano - la ritrasse
come un cane affamato che non molla l'osso.

Sembrava vergognarsi di morire.
Non so cosa si dica a uno come lui.
Gli sguardi divergevano, come in un fotomontaggio.

Non disse nè resta, nè va via.
Non chiese di nessuno del nostro tavolino.
Nè di te, Bolek. Nè di te Tolek. Nè di te Lolek.

Mi venne il mal di testa. Chi stava morendo a chi?
Lodavo la medicina e le tre violette nel bicchiere.
Raccontavo del sole e mi spegnevo.


Che bellezza le scale da scendere di corsa.
Che bellezza il portone che si apre.
Che bellezza voi in attesa al tavolino.

L'odore dell'ospedale mi fa venire nausea.

Innamorati

C'è un tale silenzio che udiamo
la canzone cantata ieri:
Tu per il monte, io per la valle ...
Udiamo - ma non ci crediamo.

Nel nostro sorriso non c'è pena,
e la bontà non è rinuncia.
E più di quanto non meriti,
commiseriamo chi non ama.

Così stupiti di noi stessi,
cos'altro ci può mai stupire?
Nè arcobaleno la notte.
Nè farfalla sulla neve.

Ma addormentandoci
in sogno vediamo l'addio.
Però è un buon sogno,
perchè c'è il risveglio.

Accanto a un bicchiere di vino

Con uno sguardo mi ha reso più bella,
e io questa bellezza l'ho fatta mia.
Felice. Ho inghiottito una stella.

Ho lasciato che mi immaginasse
a somiglianza del mio riflesso

nei suoi occhi. Io ballo, io ballo

nel battito di ali improvvise.

Il tavolo è tavolo, il vino è vino
nel bicchiere che è un bicchiere
e sta lì dritto sul tavolo.
Io invece sono immaginaria
incredibilmente immaginaria,
immaginaria fino al midollo.

Gli parlo di tutto ciò che vuole:
delle formiche morenti d'amore
sotto la costellazione del soffione.
Gli giuro che una rosa bianca,
se viene spruzzata di vino, canta.

Mi metto a ridere, inclino il capo
con prudenza, come per controllare
un'invenzione. E ballo, ballo
nella pelle stupita, nell'abbraccio
che mi crea.

Eva dalla costola, Venere dall'onda,
Minerva dalla testa di Giove
erano più reali.

Quando lui non  mi guarda,
cerco la mia immagine
sul muro. E vedo solo
un chiodo, senza quadro.

Progetto un mondo

Progetto un mondo, nuova edizione,
nuova edizione, riveduta,

per gli idioti, chè ridano,
per i malinconici, chè piangano,
per i calvi, chè si pettinino,
per i sordi, chè gli parlino.

Ecco un capitolo:
la lingua di Animali e Piante,
dove per ogni specie
c'è il vocabolario adatto.
Anche un semplice buongiorno
scambiato con un pesce,
àncora alla vita
te, il pesce, chiunque.

Quell'improvvisazione di foresta,
da tanto presentita, d'un tratto
nelle parole manifesta!
Quell'epica di gufi!
Quegli aforismi di riccio,
composti quando
siamo convinti
che stia solo dormendo.

Il Tempo (capitolo secondo)
ha il diritto di intromettersi
in tutto, bene o male che sia.
Tuttavia - lui che sgretola montagne,
sposta oceani
ed è presente al moto delle stelle,
non avrà il minimo potere
sugli amanti, perchè troppo nudi,
troppo avvinti, col cuore in gola
arruffato come un passero.

La vecchiaia è solo la morale
a fronte di una vita criminosa.

Ah, dunque sono giovani tutti!
La sofferenza (capitolo terzo)
non insulta il corpo.
La morte ti coglie nel tuo letto.

E sognerai
che non occorre affatto respirare,
che il silenzio senza respiro
è una musica passabile,

sei piccolo come una scintilla
e ti spegni al ritmo di quella.

Una morte solo così. Hai provato
più dolore tenendo in mano una rosa
e sentito maggiore sgomento
per un petalo sul pavimento.

Un mondo solo così. Solo così
vivere. E morire solo quel tanto.
E tutto il resto eccolo qui -
come Bach suonato per un istante
su un bicchiere.

Il cielo

Da qui si doveva cominciare: il cielo.
Finestra senza davanzale, telaio, vetri.
Un'apertura e nulla più,
ma spalancata.
Non devo attendere una notte serena,
nè alzare la testa
per osservare il cielo.
L'ho dietro a me, sottomano e sulle palpebre.
Il cielo mi avvolge ermeticamente
e mi solleva da sotto.

Perfino le montagne più alte
non sono più vicine al cielo
delle vali più profonde.
In nessun luogo ce n'è di più
che in un altro.
La nuvola è schiacciata dal cielo
inesorabilmente come la tomba.
La talpa è al settimo cielo
come il gufo che scuote le ali.
La cosa che cade in un abisso,
cade da cielo a cielo.
Friabili fluenti, rocciose,
infuocate ed eteree,
distese di cielo, briciole di cielo
folate e cataste di cielo.
Il cielo è onnipresente
perfino nel buio sotto la pelle.
Mangio cielo, evacuo cielo.
Sono una trappola in trappola,
un abitante abitato,
un abbraccio abbracciato,
una domanda in risposta ad una domanda.

La divisione in cielo e terra
non è il modo appropriato
di pensare a questa totalità.
Permette solo di sopravvivere
a un indirizzo più esatto,
più facile da trovare
se dovessero cercarmi.
Miei segni particolari:
incanto e disperazione.

Non occorre titolo

Arrivati a questo: siedo sotto un albero,
sulla sponda d'un fiume
in una mattina assolata.
E' un evento futile
e non passerà alla storia.
Non si tratta di battaglie e patti
di cui si studiano le cause,
nè di tirannicidi degni di memoria.

Tuttavia siedo su questa sponda, è un fatto.
E se sono qui,
da qualche parte devo pur essere venuta,
e in precedenza
devo essere stata in molti altri posti,
esattamente come i conquistatori di terre lontane
prima di salire a bordo.

Anche l'attimo fuggente ha un ricco passato,
il suo venerdì prima del sabato,
il suo maggio prima di giugno.
Ha i suoi orizzonti non meno reali
di quelli nel canocchiale dei capitani.


Quest'albero è un pioppo radicato da anni.
Il fiume è la Raba, che scorre non da ieri.
Il sentiero è tracciato fra i cespugli
non dall'altro ieri.
Il vento per soffiare via le nuvole
prima ha dovuto a spingerle fin qui
.

E anche se nulla di rilevante accade intorno,
non per questo il mondo è più povero di particolari,
peggio fondato, meno definito
di quando lo invadevano i popoli migranti.

Il silenzio non accompagna solo i complotti,
nè il corteo delle cause solo le incoronazioni.

Possono essere tondi gli anniversari delle insurrezioni,
ma anche i sassolini in parata sulla sponda.


Fitto e intricato è il ricamo delle circostanze.
Il punto della formica nell'erba.

L'erba cucita alla terra.
Il disegno dell'onda in cui si infila un fuscello.

Si dà il caso che io sia qui e guardi.
Sopra di me una farfalla bianca sbatte nell'aria
ali che sono solamente sue
e sulle mani mi vola un'ombra,
non un'altra, non di altri, solo sua.

A tale vista mi abbandona sempre la certezza
che ciò che è importante
sia più importante di ciò che non lo è