giovedì 15 marzo 2012

da: "Casa di bambola" di Ibsen

Alcuni passaggi significativi della commedia: 

“NORA: Tu non pensi e non parli come l'uomo di cui possa essere la compagna. Svanita la minaccia, placata l'angoscia per la tua sorte, non per la mia, hai dimenticato tutto. E io sono tornata ad essere per te la lodoletta, la bambola da portare in braccio. Forse da portare in braccio con più attenzione perché t'eri accorto che sono più fragile di quanto pensassi. Ascolta, Torvald; ho capito in quell'attimo di essere vissuta per otto anni con un estraneo. Un estraneo che mi ha fatto fare tre figli...Vorrei stritolarmi! Farmi a pezzi! Non riesco a sopportarne nemmeno il pensiero!
HELMER: Capisco. Siamo divisi da un abisso. Ma non potremmo, insieme...
NORA: Guardami come sono: non posso essere tua moglie.
HELMER: Ma io non ho la forza di diventare un altro.
NORA: Forse, quando non avrai più la tua bambola.” 
.....
 "ci sono due tipi di leggi morali, due tipi di coscienze, una in un uomo e un'altra completamente differente in una donna. L'una non può comprendere l'altra; ma nelle questioni pratiche della vita, la donna è giudicata dalle leggi degli uomini, come se non fosse una donna, ma un uomo".
(Henrik Ibsen)

Mare dentro

La conoscenza e l'esperienza mistica dell'appartenenza all'Universo - la non separazione - costituisce una grande fonte d'energia.
Esempio ne è l'ONDA.
Essa ci impressiona come breve manifestazione, anche singola, che possiamo fotografare, ma rimane pur sempre parte del grande Oceano e, come tale, non è mai separata da essa.
Quest'appartenenza al tutto suggerisce che tutti abbiamo l'intero Universo dentro di noi.
Verso il Buddismo provo una certa affinità: da un lato, perchè il Buddismo non conosce un Dio personale, dall'altro, perchè esso ammette che, nell'assenza di un senso - nel senza senso - sta racchiusa l'ultima verità.
Una fede di questo tipo la posso senz' altro accettare.

(Claude Levi Strauss)

mercoledì 14 marzo 2012

un nuovo Mondo Tondo


La danse, Henri Matisse
Applausi. Urla di giubilo e fischi di consenso. Era la prova più importante della sua vita, forse la più difficile. Ma quanti saranno? Un pubblico è sempre un pubblico ma per chiamarsi un "gran bel pubblico" quanti spettatori ci devono essere in sala? Trecento persone sono un pubblico? Dalle urla sembravano molte di più. Mille, duemila, ma che importanza aveva, ormai era chiamata in palcoscenico anche se a lei sembrava di doversi recare al patibolo.
Eccoti, si disse, sei la prima attricedi in un pezzo che non volevi recitare. Un monologo muto come una grande attrice di quel cinema che più della parola valeva l'intensità espressiva del viso e la mimica del corpo.
La parola, del resto, l'aveva persa da un pò di tempo: ciò che restavano intensamente espressivi erano i suoi occhi, le sue labbra e il suo corpo straordinariamente vivi in un cuore stuprato. Alzò le spalle e raddrizzò la schiena, passò la mano destra sul capo, accarezzò i capelli ed entrò.
Silenzio. Stupore.
Sembra una folla e non un pubblico, pensò, e tutto sommato non sembravano così tanti. Non c'erano nè luci e nè riflettori, una luce naturale e strana come un connubio tra il sole e la luna: calore lattiginoso, luce e mistero. Cercò tra la folla uno sguardo amico spostando lentamente la testa a destra e a sinistra per carpire ed impossessarsi dei pensieri espressi da quelle migliaia di occhi. Era come sorda, non sentiva più nulla anche se le bocche ridevano, parlavano, incitavano ma lei non sentiva nulla: aveva sigillato il senso dell'udito e si concentrava solo sugli sguardi sforzando di leggere dentro le anime.
Da qualche anno aveva attraversato un territorio di nessuno e si trovava a non essere più quella di prima e di non sapere più chi fosse e cosa sarebbe diventata. A lei sembrava di aver vissuto questi anni con lentezza, come al rallentatore, ma in realtà aveva attraversato l'universo in una notte sola ed era stato il suo troppo sentire che l'aveva bloccata come una statua di sale tra i vivi. Aveva vissuto fino in fondo tutto il peso emotivo di una crisi, di un dolore e le uniche presenze erano state coloro che vedevano per lei, in silenzio senza mai abbandonarla.
Angeli. Angeli senza ali, dove siete?
Le sue  mani erano chiuse a pugno quasi per farsi coraggio e cominciò a muoversi.
Sorrise, come faceva sempre nei momenti più drammatici e imbarazzanti. Lei sorrideva. Sorrideva anche adesso che era nuda: il suo corpo così esposto non provava nè vergogna, né imbarazzo.
Non aveva nulla da nascondere, lei. Camminava a testa alta sfidando chi avrebbe voluto umiliarla e scalfirla. Amava e temeva le sfide estreme, disapprovava le competizioni, soprattutto quando erano simulazioni o emulazioni di qualcosa o di qualcuno..
Il suo silenzio, anche quando non era voluto, le aveva permesso di sentire anche chi si celava dietro ai testardi silenzi; altro non erano che  essenze di assenza.
Anche adesso  sentiva le vibrazioni lungo il suo corpo, come carezze, baci e parole di un amante attento.
Dove sei, dove siete, si domandò, e piano piano inizio ad allargare le braccia come voler raccogliere energia vitale e le sue gampe iniziarono a muoversi come una danza rotonda mentre il suo respiro diventava sempre più profondo: inspirare, espirare, inspirare con le narici, espirare in profondità fino a sentire tutte le sue parti sensibili in movimento come una danza sensuale dentro di sè.
Dove sei. Dove siete.
Raccogliere e lentamente allontanare con le braccia quell'alito di vita per ricordare tutti i momenti più belli e girare le spalle a quelli più tristi per sentirsi nuovamente felice.
Ferma. Non divagare. Concentrati. Ferma.
Iniziò ad inventare movimenti come passi di danza in una coreografia estemporanea in onore alla vita. E così la videro tutti. Danzava sulle note di una musica che nessuno sentiva, danzava ritmi antichi fatti di flauti e  percussioni.
Apnea. Com'era bello sentirsi nuovamente un pò viva.
Diede  inizio ad una nuova alba.

(l.m. -  Un nuovo Mondo Tondo)

sabato 10 marzo 2012

la mia indipendenza e la mia libertà

Topazia Alliata, Autoritratto
Anagraficamente sono invecchiata, ma non faccio assolutamente caso ai miei anni, perchè nella testa ho molto più di prima. Salvaguardo la mia indipendenza e non dipendere da niente e da nessuno, anche se è faticoso!
In questo mondo devi essere per forza di qualcuno e di qualcosa, avere un cartellino, rientrare in uno schema. Nessuno ti incoraggia ad osare, preferiscono metterti paura, invitarti alla prudenza.
Il consiglio è sempre quello: non restare sola, accontentati, stai con una persona anche se non la ami, anche se c'è poco che vi unisce. Tutti sono spaventati dall'idea di stare soli, di bastarsi.
Io mi mantengo, pago i miei conti,  però l'autosufficienza è vista come un pericolo, un alzare troppo la testa. 
Come la libertà.
E' soprattutto uno schiaffo a chi accetta i compromessi, a chi sopporta e si accontenta di una compagnia mediocre, invece di cercare per sè qualità.
Sempre più spesso si legge sui delitti di molte donne ferite e uccise per aver detto no ad un ex marito o un ex fidanzato.
Guai ad essere la metà, a vivere cercando di riempire una parte mancante, ripetendo magari grazie. Di che?
Perchè dobbiamo sentirci la metà di qualcuno per sentirci complete; siamo già complete, non abbiamo bisogno di aspettare qualcuno.
Non si può scambiare l'amore per il possesso, su chi non si aspetta dal partner originalità, ma solo essere il 50%, come se il destino di un'unione sia quello di fare la parte mancante.

E' una cosa pericolosissima, perchè quando quella parte se ne va, svanisce, vuole altro, magari ambisce ad essere tutto, ecco che l'altra persona si sente persa, sminuita, incompleta, incampace di riempire i suoi momenti di pienezza

E allora cosa si fa? Non permette all'altro di staccarsi, mette in atto reazioni violente, rifiuta di tornare ad essere metà.
E' un procedimento mentale malato, anzi tragico!

L'ho imparato anch'io: rifiutarsi di essere il completamento di un'altra vita.
La passione per l'indipendenza l'ho imparato invecchiando ed ho trovato il mio equilibrio.

giovedì 8 marzo 2012

Me.

Rimane solo confusione
Damned soul in the prison of my lonlyness
Beffardo Istinto
Inside in my weaknessess ..
I' ve found my power
Una stella in the darkness

Quel sentirsi scivolar via dalla pelle
sicurezze fin troppo ostentate.
Infreddolita e nuda,
mi genufletto alle mie debolezza