giovedì 19 luglio 2012

La scuola di Atene di Raffaello


La “Scuola di Atene” di Raffaello Sanzio, affresco dipinto nel 1508 – 1511 (si trova nella “stanza della segnatura” presso i Musei Vaticani a Roma) è non solo uno splendido capolavoro del Rinascimento, ma anche una grande opera simbolica.

Collocato di fronte alla Disputa del Sacramento, che esalta la verità rivelata, il dipinto vuole essere una celebrazione della ricerca razionale del vero e quindi un omaggio a tutti coloro che in età classica avevano ambito a tale obiettivo.

Il pontefice dell’epoca, Giulio II, commissionò un’opera che celebrasse non gli episodi della Bibbia, come la stragrande maggioranza delle opere d’arte dell’epoca, ma la nascita del pensiero filosofico occidentale, avvenuta cinque secoli prima dell’apparizione del cristianesimo.
 L'affresco rappresenta dei celebri filosofi antichi intenti a dialogare tra loro, all'interno di un immaginario edificio classico. Venne commissionato da papa Giulio II.
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La prima domanda che probabilmente si pone chi guarda la Scuola di Atene è: che cosa rappresenta esattamente questa immagine?
A sinistra della scena domina la statua di Apollo, mentre a destra quella di Minerva. 
Sotto sono dipinti due rilievi: una Lotta di ignudi ed un Tritone che rapisce una Nereide.

Al centro figurano i due principali filosofi dell'antichità, Platone ed Aristotele
Platone, dipinto con le sembianze di Leonardo da Vinci, regge in mano la sua opera Timeo ed indica il cielo con un dito (indica il mondo delle idee), mentre Aristotele regge l'Etica e rivolge il palmo della mano verso terra rivolgendosi al mondo terreno.

Attorno a loro ed ad altri filosofi e matematici sono raccolti in gruppi i loro seguaci. All'estrema sinistra c'è Epicuro, alle cui spalle è presente Federico Gonzaga fanciullo. 
Al centro, in primo piano, c'è Eraclito con le sembianze di Michelangelo che appoggia il gomito su un grande blocco, mentre all'estrema destra troviamo Euclide, con i tratti del Bramante, che disegna a terra.

 Unica donna della scena, sulla sinistra, è la matematica d'Alessandria Ipazia, che sembra anche essere l'unico personaggio con cui l'osservatore possa entrare in comunicazione: nessun altro infatti volge lo sguardo in direzione del medesimo. Se si rammenta che Ipazia fu massacrata da un gruppo di monaci cristiani invasati e che il dipinto è sito in un palazzo del Vaticano, interpretazioni diverse possono darsi di questa peculiarità.

Infine, i due giovani che si trovanno all'estrema destra, in vesti contemporanee all'epoca della creazione dell'affresco, sono degli autoritratti di Raffaello stesso con l'amico e collega Sodoma.

Gli studiosi pensano che il ritratto di Eraclito sia stato aggiunto in seguito, ad opera compiuta. Infatti nella Pinacoteca Ambrosiana di Milano è conservato il cartone finale disegnato di proprio pugno da Raffaello, dove non compare la figura di Eraclito. Probabilmente l'autore, dopo aver visto il lavoro che Michelangelo aveva compiuto per la Cappella Sistina (una cui parte viene mostrata il 14 agosto 1511), si è sentito in dovere di aggiungere il ritratto del suo rivale nel suo affresco, dandogli le sembianze del filosofo greco.

Il tema di questo dipinto è la facoltà dell'anima di conoscere il vero, e cioè di approcciarsi alla scienza ed alla filosofia; il dipinto è in contrapposizione a quello de La disputa del Sacramento, dove invece si parla di fede e teologia.

In un primo momento, dall'affresco può trasparire confusione: un gran numero di filosofi sono raffigurati essenzialmente su due soli piani. Oltre ai già citati, tra gli altri s'incontrano Pitagora, intento a scrivere su di un libro; Socrate in una veste dal colore verde bottiglia, che sembra incitare al dialogo il piccolo gruppo di persone che gli sta davanti; Diogene, steso sulla scalinata quasi in simmetria con Eraclito.

Il punto di fuga sta tra le figure dei due grandi, Aristotele e Platone, quasi a volere indicare che il vero abbia caratteristiche già intuite da questi due filosofi, i cui pensieri furono di indubbia importanza per lo sviluppo del pensiero occidentale.