domenica 26 febbraio 2012

Lo sconcio arraffare

Ecco un articolo che,  seppur pubblicato dal giornale Avvenire, mi trova assoluttamente daccordo. Quanti di noi ha conosciuto persone completamente rovinate dal "gioco dell'azzardo"? Che dire poi  di uno "stato biscazziere"?


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Non chiamatelo più gioco. Il gioco è una festa, una gioia, è spontaneità, fantasia e libertà: guardate gli occhi di un bambino mentre gioca. Questa invece è una maledizione, una dannata febbre, persino una schiavitù. 


Dicono le statistiche che fra bingo, gratta–e–vinci, superenalotto, slot machine, blackjack, poker online, e scommesse su tutto, ci siamo rincretiniti, ci stiamo giocando il cervello, incantati dalla micidiale furbizia di quelli che ci svuotano le tasche. Nei “giochi di sorte” c’è un punto di fuga dove il playing diventa gambling, l’uomo non è più neanche un giocatore, ma un giocattolo; per il divertimento (serissimo) di chi regge il gioco per far soldi e spennare.

Nel 2009 la “raccolta” (la chiamano così questa attività succhiasoldi) è stata di 54,4 miliardi, nel 2010 è aumentata a 61,4 miliardi, nel 2012 è schizzata a 80 miliardi. Ma la crisi? La crisi è una doppia tragedia, la crisi è una spinta ulteriore che spinge a tentare la sorte improbabile, ingrassando il banco. Il gettito fiscale sul gioco d’azzardo è una tassa sui poveri. È difficile dire se il gioco d'azzardo sia più un intrattenimento, o invece una epidemia sociale. Una recente ricerca ha addirittura stimato che vi sono coinvolti, in qualche forma, più di 30 milioni di italiani.

Una pubblicità invasiva li seduce. Le associazioni dei consumatori hanno protestato contro lo spot che invoglia a giocare perché «vincere è semplice», menzogna per il Codice di autodisciplina della Comunicazione commerciale. L’avvertenza posticcia, sussurrata in fretta, di «giocare responsabilmente», è farisaica se non schizofrenica. 

Simili messaggi, che rasentano la figura del “doppio legame” noto agli psichiatri, piovono in un Paese in cui almeno 800mila persone secondo le stime accreditate (Cnr di Pisa), sono piombate col gioco in una patologia che rovina la vita.

Quel demone compulsivo che una grande letteratura (Dostoievskij) ci illustrò nel passato è ora catalogato dalla scienza fra i disturbi mentali. Una “dipendenza” la cui soglia di eccitazione costringe ad alzare la posta puntata, fino a svenarsi. Fino a indebitarsi, fino a supplicare aiuto da strozzini prestasoldi. Per portarli ai mangiasoldi. Da un cappio all’altro.

Un Convegno ieri a Genova ha fatto il punto, a dieci anni dal primo lancinante grido d’allarme pubblico in quella stessa città, sulle vittime dell’usura e delle vittime del gioco. Somiglianza di rovina, intreccio di disperazione. Il cardinale Bagnasco ha detto con fermezza che è emergenza sociale, e che una pubblicità mendace, delittuosa, uccide il corretto modo di pensare e di agire. Il nostro pensiero corre a una iniziativa che il Monopolio di Stato (Aams) chiama «educativa», perché vuole entrare nelle scuole a insegnare ai giovani come si fa a giocare «responsabilmente» (nell’opuscolo, ci sarebbe anche la frase «chi non gioca è un integerrimo bacchettone»). Raffinata sciocchezza: si previene o si corrompe? L’obliquo messaggio pro–gioco, con questi chiari di luna, ci indigna.

Si insegni a “non” azzardare, si insegni che il mondo di questi giochi è in larga parte in mano a fuorilegge, che i siti online da rimuovere per decreto sono la bellezza di 3.386. Anzi, la sconcezza di 3.386. Si insegni, cacciati fuori i persuasori soffici del “giocare è bello”, che la sconcezza grande non è neanche nell’essere fuorilegge (cioè senza concessione), ma nel gioco d’azzardo in sé, perché i concessionari con lo stemma di legge fanno la stessa cosa che fanno gli altri, cioè rovinano la gente. Perché l’ago della bilancia, signori del Monopolio, non è il timbro della bisca, da maledire il tavolo quando non c’è, e benedire l’identico tavolo quando lo Stato ha timbrato il proprio lucro e l’identica nostra sciagura.


Giuseppe Anzani

martedì 21 febbraio 2012

Protocollo 18/3102 del 26 marzo 2002

 OGGETTO: c/c ordinario .......
 
Spett.le Banca BNL,
riscontro la Vostra lettera del 1 febbraio c.a. per contestarne il contenuto. La mia posizione debitoria trae origine da un vecchio c/c da voi mantenuto in vita solo per lucrarne esosi intressi e spese.
Comunque mi corre l'obbligo di comunicarVi che, pur volendo far fronte a tutti i miei debiti, non sono in condizioni economiche tali da poter soddisfare le richieste di pagamento di tutti i miei creditori.
Pertanto, essendo oberata di debiti, ogni fine mese metto nei bussolotti le richieste di pagamento dei vari creditori ed estraggo a sorte; il fortunato sarà pagato.
Vi avverto, pertanto, che se insistete nelle Vostre richieste, non parteciperete alle prossime estrazioni.
Cordiali saluti

 
 Salerno 26 marzo 2002

lunedì 20 febbraio 2012

Jin Xing




Ecco il volto inedito della nuova Cina: Jin Xing, ballerina e coreografa acclamata nelle maggiori ribalte internazionali, ex-colonnello dell’Esercito cinese e prima transessuale ufficialmente riconosciuta dal regime cinese.

da: Riccardo III

« Ormai l’inverno del nostro travaglio
s’è fatto estate sfolgorante ai raggi di questo sole di York »

« Ho deciso di fare il delinquente
E odiare gli oziosi passatempi di questa nostra età. »

« Io mi sono ingannato fino ad oggi sopra la mia figura;
S'ella mi trova, al contrario di me,
Un uomo di straordinario fascino.
M'accollerò, costi quel che costi, la spesa d'uno specchio; »
 

(William Shakespeare) 

Il ritratto shakespeariano di re Riccardo Plantageneto e del suo "regno del terrore" offre un'immagine del tutto negativa del personaggio. La verità storica, secondo i maggiori storici contemporanei, è molto diversa. Secondo e ultimo monarca della casa di York, regnò per poco più di due anni, e il suo breve regno non fu più crudele o ingiusto dei suoi predecessori o di coloro che lo seguirono.
In Riccardo III attraverso la storia del re crudele e ambizioso e della sua rovina Shakespeare descrive la sete umana di potere, e le conseguenze malsane di una smodata volontà di rivincita
Chi è in favore delle proprie stelle
si vanti di pubblico onore e superbi titoli,
mentre io, cui la sorte nega simili trionfi,
godo insperatamente chi maggiormente apprezzo.
I favoriti dei potenti schiudono i bei petali
soltanto come calendule allo splendor del sole,
è già sepolto in loro il loro proprio orgoglio
perchè alla prima nuvola cade la loro aureola.
L'eroico combattente, famoso per valore
se dopo tante vittorie subisce una sconfitta,
per sempre vien radiato dall'albo dell'onore
e in più dimenticato ogni successo ardito:
felice sono io che amo e son riamato
dove l'amor non cambia nè può esser ripudiato

(Sonetto 25, William Shakespeare)

Elle

Ho cominciato dalla biancheria. 
Sapevo di dover trovare un posto per ciò che non mi spettava più ed eliminare le intrusioni e gli oggetti che mi portavano ai ricordi. 
Ho aperto l'armadio a muro, ho ripiegato e incellofanato tutto e poi  l'ho "loculato" in un baule verde. Non ce l'ho fatta a buttare tutto nelle immondizie; volevo tenermi il sarcofago in casa, così non avrei avuto rimpianti in una storia finita.
Sono uscita nel primo pomeriggio di una giornata scaldata da un tiepido sole,  giornata ideale per cambiare colore ai capelli, magari rosso  tiziano come le foglie degli alberi in autunno!
Non ci sarebbe stato più inverno per me e, quando meno te l'aspetti, succede di passare dall'autunno alla primavera ..

Lettera

Pudore nel scrivere il tuo nome.
E' l'inchiostro che forma lentamente ogni lettera
abbandonando passione e sentimento su ogni curva.
 

Ed io l'osservo nascere così dal niente,
crescere sotto i miei occhi
 

e concludersi con un sospiro.


(L.M.)

domenica 19 febbraio 2012

Ti penso e cambia il mondo

Affamati come lupi
viviamo in crudeltà
E tutto sembra perso
in questa oscurità
All’angolo e indifeso
ti cerco accanto a me… da soli
gli occhi non vedono
Ti penso e cambia il mondo
le voci intorno a me
Cambia il mondo,
vedo oltre quel che c’è
Vivo e affondo,
e l’inverno è su di me
ma so che cambia il mondo
se al mondo sto con te
C’è una strada in ogni uomo,
un’opportunità
il cuore è un serbatoio
di rabbia e di pietà
Credo solo al tuo sorriso
nel senso che mi dà
Da soli… gli occhi non vedono
Ti penso e cambia il mondo
le voci intorno a me
Cambia il mondo
vedo oltre quel che c’è
Vivo e affondo
e l’inverno è su di me
Lo so che cambia il mondo
se al mondo sto con te
Io sono qui… ti aspetto qui
Oltre il buio mi vedrai
Saprò difenderti… proteggerti
e non stancarmi mai
Acqua nel deserto… ti troverò
Dormi e si vedrà
Ti sentirai accarezzar
Ti penso e cambia il mondo
le facce intorno a me
Cambia il mondo
vedo oltre quel che c’è
Vivo e affondo
E l’inverno è su di me
Ma so che cambia il mondo
se al mondo sto con te
Coro:
Io sono qui… ti aspetto qui
Oltre il buio mi vedrai
Saprò difenderti.. proteggerti
e non stancarmi mai
Acqua nel deserto.. ti troverò
Dormi e si vedrà
Ti sentirai accarezzar
Ti penso e cambia il mondo
le voci intorno a me
Cambia il mondo
vedo oltre quel che c’è
Vivo e affondo
E l’inverno è su di me
Ma so che cambia il mondo
se al mondo sto con te 


(Adriano Celentano)

Geppi Cucciari


«Ho capito che per rimanere impressa in questo festival devi scendere senza qualcosa: io ho scelto le scarpe»

".. anch'io vorrei chiudere Play Boy perchè quelle donne non esistono. Quelle donne esistono su Play Boy, a Studio Aperto su Italia 1 e qualche volta qui all'Ariston. Che poi queste immagini possono danneggiare le menti più semplici, come quelle degli uomini perchè voi uomini siete impressionabili. Un uomo vede certe cose e si confonde..."