sabato 28 gennaio 2012

Impertinente

..considero l’impertinenza come un buon modo, e a volte l’unico possibile, di affrontare i problemi in maniera pertinente. Soprattutto in campi come la politica e la religione, in un periodo storico che potremmo descrivere come l’era delle “tre B” che non stanno a indicare, come nei tempi  andati il trio Bach, Beethoven e Brahms, bensì la triade Bush, Berlusconi e Benedetto XVI. 
Io sento l’impertinenza nei confronti loro e dei loto seguaci come un imperativo morale e civile… Anzitutto, come non appartenenza a una visione del mondo ispirata dalla certezza che, per dirla nella lingua del nuovo papa, Gott mit uns, “Dio è con noi”: meno che mai quando questa certezza rigenera mostri che credevamo ormai definitivamente scomparsi, dalle guerre imperialiste alle crociate integraliste. 
E poi, per proclamare ad alta voce che certi presidenti e papi sono nudi: una doverosa arroganza nei confronti di coloro che vorrebbero imporre all’universo mondo moderno il loro provincialissimo capitalismo e il loro antiquato cristianesimo”.

 In sintesi, è impertinente, in senso letterale, chi non appartiene:  ad esempio, ad una politica, una religione o una filosofia. E, la non appartenenza, suscita i risentimenti e le stizze di coloro che appartenendo, lo tacciono di arroganza o insolenza.

(da: il matematico impertinente di Piergiorgio Odifreddi)

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