sabato 21 gennaio 2012

Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini

Recentemente ho rivisto, in cassetta, il film di Pier Paolo Pasolini: Il Vangelo secondo Matteo, dove più che alla figura divina di Gesù emerge la figura umana alternando molti tratti di dolcezza e mitezza a reazioni di  rabbia contro l'ipocrisia ed la falsità.  
Il film, presentato (nel 1964), fu premiato e apprezzato dalla critica cattolica e contestato dalla sinistra ma, a quanti lo criticarono negativamente, Pasolini rispondeva: " ..... ho potuto fare il Vangelo così come l'ho fatto proprio perchè non sono cattolico nel senso restrittivo e condizionante della parola e quindi non ho verso il Vangelo né le inibizioni di un cattolico praticante (inibizioni come scrupolo, come terrore della mancanza di rispetto), né le inibizioni di un cattolico inconscio (che teme il cattolicesimo come una ricaduta nella condizione conformistica e borghese, da lui superata attraverso il marxismo).  Paradossalmente, quindi, Pasolini intravedeva nell’ateismo di un comunista una certa religiosità in quanto “…. si possono sempre ritrovare quei momenti di idealismo, di disperazione, di violenza psicologica, di fede che sono pur sempre elementi di religione” 

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