Edward Hopper, summer evening |
..un'altra stanza. Almeno hanno questo in comune: le innumerevoli stanze (anche mentali). Non proprio vuote, di certo non piene, e l'esiguo, sbilanciato peso di loro due quieti là dentro.
Lei è nelle sue stanze così anche lui, nelle sue; la distanza fra loro, talvolta, è troppo profonda per vederla.
E i loro viaggi? In due e solitari.
Ha bisogno di vederlo sorridere ma quel che ha le deve bastare.
In questa stanza di un modesto alberghetto di montagna con un mobiletto componibile di legno sbiadito, un tappeto spelacchiato, una televisione, un bollitore nero, e sul letto - sopra un piumino con disegni geometrici - la sua forma distesa che attende.
Ritornano i ricordi di altre stanze rubate, vissute, descritte nel buio.
Lei è nelle sue stanze così anche lui, nelle sue; la distanza fra loro, talvolta, è troppo profonda per vederla.
E i loro viaggi? In due e solitari.
Ha bisogno di vederlo sorridere ma quel che ha le deve bastare.
In questa stanza di un modesto alberghetto di montagna con un mobiletto componibile di legno sbiadito, un tappeto spelacchiato, una televisione, un bollitore nero, e sul letto - sopra un piumino con disegni geometrici - la sua forma distesa che attende.
Ritornano i ricordi di altre stanze rubate, vissute, descritte nel buio.
Si può sopravvivere con "abbastanza"? ....
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