È la più bella poesia del Risorgimento, ma per me è sempre stata una delle tante poesie che non riuscita a imparare a memoria.
Malgrado ciò, questa poesia benché scritta ai suoi albori, potè tuttavia vedere la luce solo nel 1848, dopo le Cinque Giornate, non appena Milano si liberò dagli austriaci.
È un grido d’amore per l’Italia, e di battaglia contro lo stato di minorità civile e politica in cui essa è ridotta; un incitamento a porre fine all’umiliazione del dominio straniero. Una lotta che questa volta, però, sarà combattuta dagli Italiani in prima persona, decisi a non contare più come in passato su alcun aiuto di qualche altra potenza europea. Ma insieme anima questi versi— significativamente dedicati a un patriota tedesco caduto nelle guerre di liberazione contro Napoleone —un empito che va oltre i confini della Penisola: la causa dell’Italia, sembra suggerire Manzoni, segna in qualche modo la fine degli egoismi nazionali, è la causa di tutti gli uomini che aspirano alla libertà.
Marzo 1821 di Alessandro Manzoni
Cara Italia! dovunque il dolente
Grido uscì del tuo lungo servaggio;
Dove ancor dell’umano lignaggio
Ogni speme deserta non è;
Dove già libertade è fiorita,
Dove ancor nel segreto matura,
Dove ha lacrime un’alta sventura,
Non c’è cor che non batta per te.
Quante volte sull’Alpe spiasti
L’apparir d’un amico stendardo!
Quante volte intendesti lo sguardo
Ne’ deserti del duplice mar!
Ecco alfin dal tuo seno sboccati,
Stretti intorno a’ tuoi santi colori,
Forti, armati de’ propri dolori,
I tuoi figli son sorti a pugnar.
Oggi, o forti, sui volti baleni
Il furor delle menti segrete:
Per l’Italia si pugna, vincete!
Il suo fato sui brandi vi sta.
O risorta per voi la vedremo
Al convito de’ popoli assisa,
O più serva, più vil, più derisa
Sotto l’orrida verga starà.
Oh giornate del nostro riscatto!
Oh dolente per sempre colui
Che da lunge, dal labbro d’altrui,
Come un uomo straniero, le udrà!
Che a’ suoi figli narrandole un giorno,
Dovrà dir sospirando: io non c’era;
Che la santa vittrice bandiera
Salutata quel dì non avrà.
Alessandro Manzoni
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