martedì 20 dicembre 2011

Sulla morte, senza esagerare

Non s'intende di scherzi, stelle, ponti, tessitura, miniere, lavoro dei campi, costruzione di navi e cottura di dolci.  
Quando conversiamo del domani intromette la sua ultima parola a sproposito. 
  Non sa fare neppure ciò che attiene al suo mestiere: né scavare una fossa, né mettere insieme una bara, né rassettare il disordine che lascia. 
 Occupata a uccidere, lo fa in modo maldestro, senza metodo né abilità. 
Come se con ognuno di noi stesse imparando. 
Vada per i trionfi, ma quante disfatte, colpi a vuoto e tentativi ripetuti da capo! 
  A volte le manca la forza di far cadere una mosca in volo. Più di un bruco la batte in velocità. 
  Tutti quei bulbi, baccelli, antenne, pinne, trachee, piumaggi nuziali e pelame invernale testimoniano i ritardi del suo svogliato lavoro. 
  La cattiva volontà non basta e perfino il nostro aiuto con guerre e rivoluzioni è, almeno fin ora, insufficiente. 
I cuori battono nelle uova.
Crescono gli scheletri dei neonati. 
Dai semi spuntano le prime due foglioline, e spesso anche grandi alberi all'orizzonte. 
  Chi ne afferma l'onnipotenza è lui stesso la prova vivente che essa onnipotente non è. 
  Non c'è vita che almeno per un attimo non sia immortale. 
 La morte è sempre in ritardo di quell'attimo. 
  Invano scuote la maniglia d'una porta invisibile. A nessuno può sottrarre il tempo raggiunto.

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